Siena (La Nazione) C’è anche la vicenda di Giuseppe Gentili detto Ciancone da Manziana, nel bel romanzo di Lorenzo Brenci “Bar Sur”, una sorta di immaginifica raccolta di racconti che, solo a prima vista, possono sembrare slegati tra loro. Fare del Bar Sur un lusitano crocevia di idee, personaggi, spunti letterari, è il senso compiuto di questo libro, abile e sanguigno, denso di riferimenti ma anche di azioni, di scontri. Inutile parlare della trama, che lasciamo nella sua frammentarietà alla curiosità del lettore, meglio soffermarsi sulla scrittura, fortemente evocativa, eppure leggera, soffice, che scorre via come sabbia dalle mani. Proprio il valore della scrittura è il valore aggiunto di “Bar Sur”, dove l’autore mette indubbiamente se stesso, sogni e bisogni, idee e pensieri. Ma lo fa come si dovesse fare una valigia in fratta, quasi come se non ci fosse il tempo per partire. Una fretta non caotica, ma che offre un disordine letterario che è poi la forza di questo romanzo, che quindi non fa adagiare il lettore in nessun punto della vicenda. Al termine, Brenci si lascia finalmente al senso di un itinerario compiuto dove “mancano le cose del tempo che fu, come manca la rivoluzione, come avere vent’anni”.
22 Ottobre 2015