Il Corriere di Siena: Scarpe rosse davanti a negozi e case. Mobilitazione contro il femminicidio

7 Marzo 2014

Il Corriere di Siena: Scarpe rosse davanti a negozi e case. Mobilitazione contro il femminicidio

Siena (Il Corriere di Siena) Siena adotta il simbolo delle scarpe rosse, traccia il cammino della speranza contro la furia omicida che dilaga nel nostro Paese e che ha strappato agli affetti più cari centinaia di donne nel fiore degli anni. Domani, in occasione della Festa della Donna, davanti ad ogni negozio e portone del centro storico saranno posizionate le scarpe rosse, le zapatos rojos messicane, per dire basta al femminicidio. Una mobilitazione per difendere i diritti della donna troppo spesso minati da soprusi, inganni e forme inaudite di sevizie e violenze (…). La giornata dell’8 marzo contro la violenza sulle donne avrà un importante momento di riflessione. Domani mattina, a partire dalle 11, nell’attico della Camera di Commercio, la cittadinanza è invitata a partecipare all’incontro promosso dagli ideatori dell’intera manifestazione, per affrontare con illustri relatori il fenomeno del femminicidio. Parteciperanno Claudia Aldi, giornalista della trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?” che da anni di occupa di donne scomparse e uccise in tutta Italia; Anna Carli in rappresentanza del Comitato “Siena capitale europea della cultura 2019”; l’assessore alla pari opportunità del Comune di Siena Tiziana Tarquini; e Luciano Di Gregorio, psicologo e scrittore, autore del libro di recente pubblicazione “L’ho uccisa io”. (…) La sua analisi traccerà i profili di tanti uomini con storie personali e sociali molto diverse che nel rapporto di coppia manifestano improvvise e incontrollate esplosioni di rabbia, fino a trasformarsi in feroci assassini. Il femminicidio non può e non deve essere un fenomeno scontato verso cui si sviluppano gli anticorpi dell’assuefazione, deve essere invece un moto collettivo che spinge verso la denuncia, la consapevolezza, la prevenzione, il dialogo, l’informazione costante e diffusa, perché l’abitudine non prevalga sull’impegno.