Firenze (Toscana Oggi) Siamo alla conclusione delle celebrazioni che, dal 2012, hanno riguardato Giovanni Pascoli per il centenario della morte, avvenuta il 6 aprile 1912. Possiamo dunque fare il punto sulle riflessioni che i molti eventi a lui dedicati hanno lasciato, nel corso di un anniversario che assai meno di altri è stato retorico, ma occasione di ricordi per tutti noi e talvolta di scoperte. Ci siamo accorti di come Giovannino sia amato, i suoi versi conosciuti e memorizzati, spesso legati ai ricordi dell’infanzia scolastica, facili da apprendere con la loro cantabilità. Queste le considerazioni che veniva dato di fare nel corso della presentazione del testo di Luigi Oliveto “Giovanni Pascoli. Il poeta delle cose” che grazie alla competente comunicativa di questo studioso è prezioso vademecum anche per le giovani generazioni. Non è questo che l’ultimo lavoro scritto da Oliveto sulla poesia e sui poeti, ma si fa presto a capire quanto la figura del Pascoli rappresenti per tutti noi, rispetto per esempio a quella del Carducci alla quale il nostro aveva dedicato la precedente pubblicazione. Si è vero, quell’adagiarsi sul lacrimevole, del resto comune a molta narrativa dell’epoca, alla nostra sensibilità moderna risulta stucchevole, ma quanta straordinaria attualità risulta dall’analisi puntuale dell’opera completa, della quale non sono taciute le produzioni meno felici, ma al contempo sono evidenziati i valori schiettamente ed eternamente poetici. Prima la vita, che del resto è talmente assimilata nell’opera, poi le pubblicazioni analizzate singolarmente, seguite da una efficace antologia. A cominciare dalla vivacità degli elementi linguistici, che gli venivano rimproverati perché fortemente innovativi: scelte che ci spiega il poeta stesso, nella prefazione alla seconda edizione dei Canti di Castelvecchio, a difesa dell’uso del vernacoli ere della lingua in poesia. Ma nei Canti stupisce poi la capacità di adattare diversi registri linguistici e l’uso dell’onomatopea, di soluzioni verbali che sanno di avanguardie. Molto interessanti anche le pagine dedicate al poeta in lingua latina. Non manca il debito accenno al prosatore più retorico, quello sì legato ad una fede politica che, abbracciata in gioventù con la veemenza propria dell’età, non pochi problemi generò nella sua vita, dai quali seppe risollevarsi forse anche grazie al senso di responsabilità spinto fino al patologico che sempre ebbe nei confronti della sua famiglia, del suo “nido”.
21 Marzo 2013