Donnareporter.com Il 13 gennaio scorso, intorno alle ore 21,30, la nave da crociera Costa Concordia urtava una roccia nei pressi dell’Isola del Giglio. Sei morti, di cui uno per infarto, e cinque per annegamento. Quattordici feriti. Al di là dell’inchiesta giudiziaria, che ha portato all’arresto del comandante Francesco Schettino, per le 4229 persone a bordo si tratta di un episodio che li ha segnati per tutta la vita. Fiumi di inchiostro sono stati scritti su questa tragedia ma, forse, solo gli occhi di coloro che quella notte e in quei giorni, si sono ritrovati ignari protagonisti, possono raccontarla fino in fondo. Questo è il senso dell’ultimo “viaggio” letterario di Cristiano Pellegrini. Nato a Roma ma originario di Castiglione d’Orcia, Pellegrini, giornalista, ha pubblicato “Quella notte al Giglio. Il dramma della Concordia.
Cosa l’ha ispirata?
“Curo la comunicazione per conto del Comune di Isola del Giglio e mi sono trovato a vivere in prima persona questa triste storia, assieme a tutti i gigliesi. Osservare il loro comportamento encomiabile in questo tempo, fatto di silenzio e grande senso di responsabilità, mi ha spinto a raccontare sotto forma di raccolta di testimonianze, le loro storie”.
Nel suo libro lei non entra nel merito delle responsabilità ma si concentra più che altro sul lato umano della vicenda…
“Sulle responsabilità sarà la magistratura a fare luce. E in fondo ai gigliesi non interessa molto questo aspetto. L’obiettivo del libro è proprio quello di raccontare il punto di vista dell’isola.
Come gli 800 abitanti del Giglio hanno vissuto quella notte vedendosi violare la loro intimità dalla Concordia spiaggiata davanti al Porto. E il quadro che ne emerge è di umanità, coraggio, solidarietà, spirito di sacrificio”.
Il ricordo più vivido in lei, tra tutte le testimonianze raccolte?
“Sicuramente il potere “salvifico” dell’isola del Giglio. Tutte le persone che hanno avuto un ruolo in questa vicenda – dai naufraghi ai soccorritori, dai parenti delle vittime a chi ha lavorato sulla nave, fino ad arrivare ai giornalisti di tutto il mondo che hanno raccontato questa storia – hanno ricevuto dall’isola un dono straordinario: quello di sentirsi come a casa. Quanto ai ricordi ce ne sono sicuramente due: da un lato il grande lavoro svolto dal sindaco Ortelli e dalla sua popolazione. L’altro riguarda l’impegno dei soccorritori che hanno rischiato la vita pur di restituire un superstite o un corpo da piangere ai familiari dei dispersi”.
7 Giugno 2012