Un uomo dei numeri prestato alla cultura. Così amava definirsi
Gianni Manghetti, scomparso all’età di 84 anni dopo una malattia che lo aveva provato nel corpo senza scalfire il suo spirito cordiale ed empatico. Per gran parte della sua vita Gianni Manghetti si è occupato di banche e assicurazioni. Originario di Pomarance, aveva circa trent’anni quando, con moglie e figli, decise di andare a vivere in una borgata romana assieme ad altri amici e a un prete di frontiera e lì rimase per tutti gli anni Settanta. Nel frattempo si occupava di politica bancaria insieme a
Luciano Barca, al Dipartimento Economico del Pci, ha insegnato finanza agli studenti universitari ed economia aziendale ai futuri ragionieri. Ha diretto l’Organo di Vigilanza sulle assicurazioni (governo
Prodi) e presieduto la Task force internazionale per la stesura dei principi di vigilanza assicurativa. È stato presidente della Cassa di risparmio di Volterra dal 2003 al 2020, là dove era nato e aveva vissuto la propria infanzia e giovinezza.
Per anni Manghetti ha fatto il pendolare tra Roma e Volterra e tutte le esperienze vissute in treno lo hanno spronato, a settant’anni, a scrivere il primo libro di narrativa dopo vari saggi sul mondo della finanza come “L’Italia delle banche”. Da sempre appassionato di storie, Gianni era fermamente convinto dell’importanza della memoria, individuale e collettiva, come valore del quale tutti abbiamo bisogno per vivere i nostri oggi. E proprio la storia di un fantino del Palio di Siena tra i più vittoriosi dell’Ottocento, Tabarre, ci ha fatti incontrare. Per mesi il suo autista, Moreno Ceppatelli, gli aveva parlato del suo bisnonno durante i numerosi viaggi in macchina e da lì era nata l’idea del primo romanzo. Il caso volle poi che Moreno conoscesse un altro autore dello staff di Primamedia Editore e così, nel 2012 si mise in contatto con noi e venne pubblicato “Nomi della cenere”.
Da lì è scaturita una proficua collaborazione che ha portato Gianni Manghetti a pubblicare con noi altri quattro volumi. L’ultimo, nel 2021, dedicato alla sua grande passione, la politica, con ritratti appassionati e interviste a figure di primo piano del Pci,
Berlinguer,
Napolitano,
Macaluso,
Tortorella,
Natta,
Ingrao (
I capi del PCI. Storia di un gruppo dirigente visto da vicino). Insieme a Edizioni Cantagalli, pubblicammo “
Lacrime asciutte”, dedicato alle “donne del popolo” vissute negli anni Quaranta a Pomarance, mentre nel 2016 “
I sogni non svaniscono all’alba”, una storia destinata a quanti ogni giorno si impegnano, anche a rischio della vita, per consegnare un messaggio di fiducia alle nuove generazioni affinché non accettino il mondo così come è. “
Gli annoiati”, del 2018, pone invece molte domande sui nostri giovani, sulle responsabilità degli adulti, dello Stato, della scuola, della Chiesa, rispetto alla loro apatia e al bisogno di sentirsi vivi.
In ogni suo libro non manca il ricordo di ciò che è stato, non tanto in chiave nostalgica, bensì come insegnamento per comprendere il presente e fare meglio in futuro. Dopo ogni libro almeno una presentazione nella sua amata Volterra, a Siena o Pomarance, e naturalmente a Roma. Ogni volta belle occasioni di riflessione e di grande partecipazione e affetto. Il suo pensiero è sempre stato rivolto ai giovani, che si trovano ad ereditare un mondo tutt’altro che perfetto, e ai più deboli, i senza voce, per i quali si è sempre prodigato. E se è vero che “nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”, siamo sicuri che Gianni continuerà a vivere anche nelle parole che ha scritto e lasciato come testimonianza del suo animo gentile e raffinato. Per noi, come per i tanti che lo hanno frequentato, è stato un privilegio averlo conosciuto. Dal rapporto con persone degne non può che derivare un arricchimento e noi oggi ci sentiamo sicuramente “ricchi” nel piangere la scomparsa di un uomo d’altri tempi come lo era Gianni.