Siena (Corriere di Siena) Le vicende legate ad una periodo storico complesso del secolo scorso, la storia di un incontro inatteso, il ricordo di una figura conosciuta e apprezzata. Questi i fili conduttori proposti nel corso della presentazione del libro “Il dottore e il Maestro. Al confino di polizia con Domizio Torrigiani” di Alcide Garosi (primamedia editore). In una aula magna storica dell’Università gremita, Luigi Oliveto ha aperto la presentazione sottolineando le diverse chiavi di lettura a cui il volume si presta: dalla vicenda più strettamente umana a quella della “grande storia” letta attraverso le “piccole storie”, le vicende umane.
Ed è stato il curatore del volume, Saverio Battente, a inquadrare il periodo storico nel quale si svolse l’incontro tra il medico Alcide Garosi e l’allora Gran Maestro del Grande Oriente Torrigiani. Si era, infatti, nel 1929, pochi anni dopo l’emanazione delle leggi fascistissime che mettevano al bando la Massoneria in nome di un nazionalismo che ripudiava ogni riferimento internazionale e pacifista, e che aveva ormai stretto solidi rapporti di alleanza con la Chiesa.
“Fu Alfredo Rocco, futuro padre del codice penale – ha detto Battente – l’ideologo di questa impostazione del fascismo. E dal quel momento il “Belzebù” Torrigiani fu considerato un nemico. Questo libro ci aiuta a capire quel periodo, ci racconta cosa fosse il confino di polizia e anche il tipo di società in cui si viveva. Infine tratteggia bene l’incontro tra queste due figure che finiranno per influenzarsi, in particolare il Garosi, che rimarrà sempre legato al suo “paziente” fino a definirsi sua “creatura”.
“Oltre che sul piano storico – ha detto Roberto Barzanti nel suo intervento – perché indaga un periodo dell’Italia del secolo scorso che ancora ha molti chiaroscuri, il memoriale e soprattutto il diario di Garosi, coevo degli avvenimenti che narra, è importante perché fa conoscere un lato della figura di Torrigiani finora poco nota: la sua grande dimensione etica, le sue certezze filosofiche, il suo straordinario carisma”. “Ma il libro – ha aggiunto Barzanti – ha anche il grande merito di farci riscoprire la figura di Alcide Garosi”. Ed è stato Fabio Reale a tratteggiare un preciso ed efficace ritratto di Garosi: nato in Maremma, fu l’unico dei dieci fratelli a studiare grazie all’interesse del fattore dell’azienda dove la famiglia lavorava. Combatté nella prima guerra mondiale, fu poi per molti anni medico condotto a Chiusdino dove, tra l’altro, contribuì a fondare la squadra di calcio de La Cinghiala. Su Alcide Garosi hanno portato testimonianze il figlio Giuliano, Giorgio Menicori, Mario Rigato e Massimo Lenzi.