Firenze (GT Giornalisti in Toscana) “Tra il digitale e il far west, la televisione in Toscana”. È nel titolo di questa ricerca, che presto sarà un ebook pubblicato da primamedia Editore (primo della collana dell’Ast “Quaderni digitali”), che è già contenuto il reale senso di un lavoro che l’Associazione Stampa Toscana ha fortemente voluto. Un “report” dello stato di vita (e spesso di agonia se non di morte accertata) delle realtà televisive in Toscana durante la fase del cosiddetto “switch-off”, il fatidico passaggio dal sistema analogico a quello digitale terrestre. L’Ast ha ritenuto che mancassero elementi di reale chiarezza nel vasto mondo delle emittenti locali e regionali e che fosse davvero arrivato il momento di iniziare, su questo tema, una discussione seria. In particolare sulla situazione contrattuale e professionale interna alle varie realtà televisive, dove, in taluni casi, si è scoperto che giornalisti che lavorano quotidianamente in video hanno un contratto tutt’altro che giornalistico. Sempre che un contratto ce lo abbiano. In estrema sintesi, la ricerca mette in luce, fra i vari aspetti, quale sia la reale condizione delle persone che fanno la televisione toscana. Una mappatura che ha portato a scoprire ombre e assenza di regole, a causa delle quali spesso è proprio l’informazione a farne le spese. Informazione che, invece, dovrebbe essere il punto di partenza ma ormai divenuta, spesso, un optional. Un sistema, quello televisivo toscano, caratterizzato peraltro dal costante ricorso ai finanziamenti pubblici, in virtù dei quali si dovrebbero rispettare le regole ed i controlli dovrebbero essere regolari e strettissimi. Nell’inchiesta “Tra il digitale e il far west, la televisione in Toscana” si scoprirà come invece niente è come dovrebbe essere. E che parole come pluralismo dell’informazione e regole, legali e deontologiche, sono spesso divenute, nella pratica, il contrario di ciò che rappresentano. E che chi dovrebbe vedere, controllare e permettere, di fatto, la sopravvivenza di alcuni valori, latita. Eppure basterebbe solo accendere la televisione.
4 Aprile 2012