Una Toscana fisica e sentimentale da percorrere attraverso i racconti tra terra, mare, boschi, paesi, città, ferrovia grazie alla penna di Carlo Cassola. È “Il racconto del vivere. Luoghi, cose, persone nella Toscana di Carlo Cassola”, il libro del giornalista e saggista senese Luigi Oliveto che sarà presentato sabato 1 dicembre a Colle val d’Elsa (ore 17,00 – Biblioteca Comunale Marcello Braccagni, via di Spugna 78). Alla presentazione interverranno il giornalista Michele Taddei e Fabio Berti, professore associato di Sociologia alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Siena. Sarà presente l’autore.
Il libro – Carlo Cassola (1917-1987) è stato soprattutto il romanziere di un mondo provinciale e popolare (visto anche nelle sue componenti storico-civili) descritto senza filtri ideologici, morali, senza il compiacimento della scrittura. Un mondo reale, conosciuto molto bene dallo scrittore per «avervi fatto – lui dirà – le esperienze più importanti della mia vita» e che lo porterà a far coincidere sentimenti e geografie. A segnarlo indelebilmente furono, infatti, i microcosmi umani e sociali del Volterrano, della Val d’Era e Val d’Elsa; della Maremma che, lungo la costa, scende fino a Orbetello o slarga verso i boschi di Massa Marittima; talvolta di città quali Pisa, Firenze, Livorno, Siena. Lo scrittore creò così una sorta di «realismo toscano», narrando paesaggi di persone e di cose, tracciando una topografia di vita e di poesia. Del resto egli dichiarerà che quel mondo «è sempre stato il mio paradiso perduto da riconquistare»; e ancora: «per me quei luoghi e quelle figure erano i frammenti di realtà su cui si proiettava il mio sentimento dell’esistenza». Come testimoniano queste pagine, esiste, dunque, una Toscana – fisica e sentimentale – di Carlo Cassola che è possibile percorrere seguendo i suoi racconti tra terra, mare, boschi, paesi, città, ferrovia. Soprattutto paesaggi umani di uomini e donne (molte donne). Uno spaccato di Toscana che dal primo dopoguerra affaccia fino agli anni Sessanta e Settanta. Piccole storie comunque iscritte nella grande Storia e nel ricordo collettivo. Lacerti di memoria, di terre, di anima. Ciò che Cassola chiamava, appunto, «il sentimento dell’esistenza».