(Il Tirreno) Il Palio di Siena visto come una tradizione che resiste alla modernità e ci riconduce alle vere radici di una città. Gianni Manghetti, nel libro “Nomi nella cenere”, pur non essendo senese ne difende il valore storico, anche se non manca di sottolineare quanto e come il denaro sia, oggi come ieri, il motore primo del Palio. Il romanzo intreccia l’attualità, la passione per il Palio con la storia di Siena e soprattutto con quella di Volterra, dei lavoratori d’alabastro, degli anarchici che si opponevano allo sfruttamento dei ricchi commercianti della caratteristica pietra. Un uomo del secolo scorso, stalliere a Volterra e famoso fantino di Siena, vincitore di molte edizioni del Palio, ha una vita segreta legata agli anarchici che aiuta economicamente con i guadagni delle sue vittorie. Un uomo generoso che sacrifica, in accordo con la moglie, il “tenore di vita” agli ideali che animano le proteste del tempo. Una storia che ritorna alla luce grazie agli studi e alle ricerche dell’autore e di un pronipote che vive nel mito del grande fantino.
Antonella De Vito