Descrizione
Introduzione di Orlando Pacchiani
Il libro ripercorre i principali fatti di cronaca politica, economica e sociale dal 2013 ad oggi nel tentativo di raccontare i protagonisti e il flusso degli eventi che si sono succeduti per contribuire ad una migliore comprensione di un periodo che segnerà per sempre un’epoca di passaggio e cambiamento come poche altre nella storia cittadina, quantomeno degli ultimi decenni.
Dalla parabola della Fondazione Mps, passata dal 33% del controllo della Banca allo 0,003% di oggi, al duro scontro consumato tra Antonella Mansi e Alessandro Profumo per l’aumento di capitale fino alla nazionalizzazione della Banca nel 2017; dalla sconfitta a Capitale europea della cultura ai processi giunti a sentenza o ancora in corso che hanno sconvolto l’opinione pubblica nazionale (Mps, fallimenti Mens Sana e Robur, Università, archiviazione per la morte di David Rossi, Palio, Sei Toscana e tanto altro ancora).
A sintesi di tutto questo l’immagine che rimarrà simbolo è l’incendio divampato sulla Torre del Mangia la notte del 16 agosto 2017. Quasi un monito a non lasciare bruciare la Città ed a svegliarsi dal torpore nel quale Siena sembra caduta, come in un incubo. “La bella addormentata”, infatti, è un articolo del 1947 dell’allora sindaco di Siena Ilio Bocci. La città aveva davanti a sé un futuro tutto da scrivere, dopo gli anni della guerra e del fascismo, e il primo cittadino spronava i senesi a ritrovare nuove vitalità. Oggi, come allora, questa comunità deve ritrovare la sua anima dopo le crisi che l’hanno travolta
Silvia Calamandrei per Biblioteca Comunale Calamandrei di Montepulciano –
Il giornalista Taddei ci offre un resoconto in tempo reale degli eventi senesi dal 2013 ad oggi, invocando un cambiamento che tarda a venire nonostante le tante crisi del sistema Siena lo rendano indispensabile.
Siena era stati lungamente una delle top ten per qualità della vita, ed il suo sistema sembrava premiare città e territorio fino a spingere ad azzardi di acquisizioni per farne il perno di una rete più vasta, tra banche e biotech. Invece è intervenuta la crisi economica e finanziaria, è saltato il meccanismo premiale della Fondazione Mps e del Monte, sono entrate in sofferenza università ed imprese della città e del territorio e la classe dirigente locale è entrata in una serie di conflitti e recriminazioni reciproche rompendo il patto di coesistenza e connivenza da cui tutti sembravano ricavare benefici (il sistema delle quote di distribuzione dei sostegni della fondazione Mps veniva continuamente raggiustato e perfezionato quasi come il pacchetto di riferimento della scala mobile).
Da quella crisi Siena non si è più ripresa, anche se sono state messe toppe alle voragini più consistenti e la nazionalizzazione del Monte dopo il cambio alla dirigenza ha evitato il precipitare della resa dei conti.
L’analisi di Taddei è molto interna ai meccanismi del Partito democratico, alle sue correnti, al tentativo di rinnovamento e rottamazione di Renzi che però non ha funzionato. La cronaca avanza mese dopo mese, anno dopo anno, registrando sempre nuovi rinvii ed il trascinarsi dei problemi, mentre anche il centro destra non mostra capacità di approfittare della situazione. Il bancomat della politica, come qualcuno (Gabriello Mancini) aveva definito la Fondazione MPS, è ormai fuori servizio, ma più per esaurimento che per vera innovazione.
Non mancano episodi drammatici, come la morte misteriosa del funzionario MS David Rossi e l’incendio della Torre del Mangia, ma la città del Palio, perduta anche la chance della capitale della cultura, sembra impantanata nella nostalgia del suo “riformismo municipale”.
Nelle conclusioni Taddei fa un appello ai cittadini, al risveglio de senso civico nella città del Buongoverno, a rifondare dalle radici la partecipazione. Forse alla sua analisi nei meandri della politica e del potere andrebbe affiancata una indagine socioeconomica sulla realtà della città e del territorio, nei suoi punti di forza e di debolezza, per uscire dallo stallo.
Francesco Ricci per Sienanews.it –
Fare della buona cronaca è sempre difficile, specie quando i fatti che si raccontano si stanno ancora svolgendo sotto i nostri occhi. Il coinvolgimento emotivo del soggetto che li osserva, la sua formazione (politica, culturale), la natura spesso sfuggente, opaca, a tratti enigmatica dell’oggetto indagato, costituiscono altrettanti ostacoli che rendono difficile il lavoro. Se a ciò aggiungiamo che il tema di fondo affrontato rimanda a una realtà profondamente amata, quale può essere la città in cui siamo cresciuti, in cui viviamo, in cui abitano persone a noi carissime, ecco che i contorni dell’impresa si chiariscono perfettamente in tutta la loro complessità. È anche per questo che occorre essere grati a Michele Taddei per la sua ultima fatica letteraria, edita da Primamedia e intitolata “Siena bella addormentata”. Non solo, infatti, ci aiuta a serbare memoria di quanto è avvenuto nella città del Palio nel corso dell’ultimo quinquennio, ma lo fa anche attraverso una narrazione equilibrata, nitida, costantemente portata ad argomentare le affermazioni, immune perciò da quel tono presuntuosamente apodittico, che dai social pare ormai essersi trasferito anche ai salotti televisivi e alla carta stampata. Né mi pare un caso che il primo capitolo del libro rechi il titolo di “È finita con la vittoria di Valentini” mentre quello conclusivo sia “Il tempo dell’incertezza”. Bruno Valentini, infatti, ha dominato la scena senese, per quanto concerne la maggioranza di governo, di questi cinque anni, costringendo in un cono di ombra assessori e consiglieri. Allo stesso tempo, però, continua a permanere una cappa d’incertezza sulla città, spogliata della sua banca e, ancor di più, della Fondazione M.P.S., e ancora ostaggio, su tante decisioni strategiche, della politica che va in scena a Roma. Non solo, ma a Siena – è questa l’impressione che si ricava dalla lettura del libro – un autentico cambiamento pare ancora lungi dal realizzarsi e questo perché sono ancora attivi, magari ritiratisi dalla ribalta a dietro le quinte, molti di coloro che hanno contribuito a fare di una città ricca e bellissima uno spettacolo di macerie. E, a differenza di quanto accade nella fiaba dei fratelli Grimm, non si coglie al momento all’orizzonte nessun principe che sopraggiunga a svegliarla e a salvarla. Il passo che segue è tratto dall’introduzione curata da Orlando Pacchiani.
“Una città sospesa tra meraviglie e fallimenti, tra la promessa di un futuro luminoso e la zavorra di un passato tormentato che non passa mai. La Siena degli ultimi cinque anni descritta in questo anomalo diario di bordo si avvita spesso su due narrazioni uguali e contrarie: quella che glorifica l’uscita dalla crisi e la rottura definitiva con un’epoca sciagurata, l’altra che descrive una realtà da scenario post-bellico, disastrata e invivibile. Non è vera l’una e non è vera l’altra, non esistono chiavi di lettura semplicistiche per un contesto complesso e multiforme che ha bisogno di tempo per trovare la sua nuova dimensione. Non aiuta, nell’analisi, il ritmo imposto troppo spesso anche alla politica dal tam tam irrefrenabile dei social, laddove in una giornata si accendono e si consumano fino a spegnersi dibattiti che richiederebbero approfondimenti per cui non sembra esserci più spazio. E allora, a maggior ragione, ecco la necessità di luoghi di riflessione come questo, dove La cronaca si fissa nel tentativo di raccontare lo scorrere degli eventi. Il diario, spesso disilluso, di un giornalista, di uno spirito libero che non nasconde la sua matrice culturale di sinistra per portarla a confrontarsi con le grandi contraddizioni che quell’area ideale ha espresso, nell’incapacità sostanziale di superare le sfide del governo delle istituzioni nel momento del massimo splendore economico”.