(Siena) Fino a quando “un weekend in Toscana” sarà considerata la proposta più romantica da fare alla persona che amiamo (da un giorno o da vent’anni) e fino a quando gli stranieri vedranno l’Italia come un’immensa “Toscana mentale“ con in più Roma e Venezia, possiamo essere sicuri che i flussi turistici resteranno in crescita, nonostante la pigrizia di tanti operatori e il disinteresse della politica. Certo, saremo sempre più soggetti passivi del desiderio altrui e quindi non potremo che subirne le scelte e vedere impoverire la qualità e la varietà della nostra offerta, ma i dati su arrivi e presenza continueranno ad essere positivi e questo metterà la coscienza a posto agli amministratori pubblici che potranno continuare ad occuparsi di altre cose, e a coloro che riescono comunque a chiudere il bilancio in pareggio o con un piccolo utile, anche se troppo basso per poter reggere gli investimenti necessari a migliorare la propria attività.
In fondo, Firenze-Pisa-Siena-Lucca, agriturismi e via Francigena soni un’asse attorno al quale poter continuare a far girare milioni di persone, anche se già adesso il lato oscuro della medaglia – che è quello delle permanenze breve, bassa propensione di spesa e un turismo di consumo lungo le solite direttrici, che costringe a tenere i prezzi sotto il livello di una adeguata redditività – sta mettendo alla corda tantissimi operatori.
Il mio libro “Vacanze toscane. Riflessioni sul turismo che cresce nonostante la politica” (primamedia editore), che raccoglie il primo anno di post pubblicato sul mio blog #Turismosmart su www.agenziaimpress.it, pende spunto dalla cronaca quotidiana per offrire alcune proposte e soluzioni (spesso più semplici di quello che si crede) in grado di generare buona occupazione e ricchezza diffusa anche in territori marginali rispetto ai flussi turistici tradizionali. Partendo dalle cose che già ci sono, funzionano e sulle quali è dunque opportuno investire in termini di promozione e accoglienza.
Roberto Guiggiani
3 Giugno 2015